Di Sibilia sappiamo molto poco: le fonti ci dicono che viene dall’Emirato di Bari, e che si reca a Salerno insieme ad altri medici verso l’860 al seguito degli ambasciatori inviati dall’emiro Sawgdan, al preciso scopo di perfezionarsi nell’arte di Ippocrate; e si aggiunge un particolare, è esperta nella cura delle ferite.
Queste sue qualità avranno potuto farle fare carriera? Non lo sappiamo, ma sappiamo che la moglie del principe Guaiferio, Landelaica, ha un problema ad un occhio. Chi dunque meglio di una donna medico per occuparsene in qualità di archiatra, cioè medico di palazzo?
D’altronde, donne medico esistono già dai tempi dei Greci e dei Romani, e continueranno ad esistere fino a XV secolo inoltrato: non solo ginecologhe, ma anche oculiste, chirurghe, fisiche. Mediche di tutto il corpo, insomma, che si occupa della salute dei suoi pazienti, uomini e donne, con la dietetica, la farmacologia e la chirurgia, come faranno secoli dopo, proprio a Salerno, le donne della Scuola Medica Salernitana, da Trotta detta Trotula a Costanza Calenda.