Entrare in una “camera delle signore”, quasi dal buco della serratura e seguire la vestizione di una dama della prima metà del Quattrocento, indumento per indumento: questo è l’obiettivo del libro L’eleganza femminile nella prima metà del Quattrocento, pubblicato dalle Edizioni Penne & Papiri di Tuscania. Un lavoro di squadra, cui hanno contribuito tre rievocatrici emiliane, Laura de la Fonte, Sara Trespidi e Camilla Zagnoni, provenienti da gruppi e da esperienze diverse, con competenze diverse che hanno deciso di mettere in comune per affrontare un periodo poco trattato dagli studi specialistici.
«Ci siamo accorte che la prima metà del Quattrocento era considerato un periodo di transizione fra il Trecento e il “Rinascimento”, e quindi poco considerato anche dalla rievocazione storica, e dunque volevamo colmare un vuoto – osserva Camilla Zagnoni, specializzanda in filologia germanica e membro della Compagnia delle 13 Porte di Bologna. – «Abbiamo cominciato con il raccogliere l’iconografia dell’abbigliamento femminile del periodo da affreschi, tavole dipinte, sculture e miniature dell’area del Nord Italia, in modo del tutto casuale. Il criterio è arrivato in un momento successivo, con l’analisi delle fonti scritte primarie e secondarie, fase in cui io, grazie ai miei studi, ho potuto dare un maggiore contributo, in particolare le leggi suntuarie del centro Italia. Abbiamo scoperto un periodo molto fecondo, in cui la moda femminile inizia a cambiare rispetto al gusto tardogotico della fine del Trecento, con la comparsa di nuovi indumenti come la giornea; abbiamo scoperto vesti variegate e ricche di particolari; è in quest’epoca che la moda italiana comincia a distinguersi per eleganza e raffinatezza, nonostante i regni europei avessero la tendenza a influenzarsi l’un l’altro. In definitiva, abbiamo scritto il libro che avremmo voluto leggere.»
Il libro analizza tutto l’outfit di una signora del primo Quattrocento strato per strato, dalle “robe strette per il di sotto” alle “robe larghe per il di sopra”, dalla sottoveste al mantello, fin nei particolari degli scolli, delle maniche, degli strascichi, confrontando fonti scritte e iconografiche; di tanto in tanto, l’obiettivo si restringe su dettagli di difficile interpretazione avanzando una ipotesi di soluzione. Ogni capitolo è corredato da un bozzetto e da una ricostruzione, in cui ciò che viene analizzato è tradotto materialmente in un capo di vestiario. Per questo è stato fondamentale il contributo di Sara Trespidi, rievocatrice indipendente che, con un suo abito, ha vinto la gara Belle vesti, dure leggi organizzata dalla Compagnia delle 13 Porte. «C’era un grosso problema di partenza, – racconta: – per l’Italia ci sono scarsissimi reperti tessili del periodo da poter usare come riferimento. Ce ne sono alcuni datati posteriormente che però ci hanno dato spunti interessanti di ricostruzione, come la lavorazione “a incannucciato” della giornea di Diego Cavaniglia, da noi riprodotta nella cioppa a manica corta. È difficile mettere insieme fonti scritte e fonti iconografiche, e alcuni problemi rimangono, Ad esempio quello riguardante la pesantezza delle maniche, riscontrato nella creazione della pellanda,, e le nostre ipotesi di ricostruzione non pretendono di dare una risposta definitiva. Il cercare di riprodurre il più fedelmente possibile gli abiti che vedevamo raffigurati e di cui leggevamo mi ha portato però a riconsiderare alcuni aspetti squisitamente materiali: ad esempio, per ricreare un’ ampiezza dello strascico della giornea che fosse simile alle raffigurazioni pittoriche, ho dovuto riconsiderare la creazione dello strascico in un solo pezzo di tessuto, assemblandone poi tre pezzi cuciti insieme».

Tre rievocatrici autrici di un libro sull’abbigliamento come hanno visto cambiare in questi anni l’attenzione al vestire da parte dei gruppi, soprattutto quelli che si occupano del periodo a cavallo fra Tre e Quattrocento?
«La sensazione è che ci sia stato un miglioramento nel corso degli anni, – risponde Laura de la Fonte, anche lei rievocatrice indipendente, che ha fatto da trait d’union tra le altre due, soprattutto per quanto ha riguardato la metodologia, – anche se resta l’equivoco tutto italiano tra rievocazione e giochi storici. C’è comunque maggior attenzione rispetto a un tempo, girano più pubblicazioni, i rievocatori studiano di più. Lo studio, però, non basta: ci vuole costanza per tradurre lo studio in qualcosa di materiale.»
Studio e costanza, e anche quel pizzico di esperienza che si guadagna sul campo: ingredienti che si riscontrano anche nel libro, e che ne fanno un ottimo ausilio per chi si voglia accostare alla moda di questo periodo, sia come studioso che come rievocatore.
Per saperne di più:
Laura de la Fonte, Sara Trespidi, Camilla Zagnoni, L’eleganza femminile nella prima metà del Quattrocento. Riflessioni sullo stile italiano attraverso le fonti, Tuscania (Vt), Penne & Papiri, 2020.
interessante il testo. Merita di essere acquistato