di Christian Rocca
I demagoghi dell’era social svelati dalle lezioni degli antichi.

Facciata della catedrale di Notre-Dame di Strasburgo, XII-XV sec.
La nostra idea di Medioevo si è formata alcuni secoli dopo la sua fine, ed è sbagliata. Il Medioevo non è sinonimo di superstizione, oscurantismo e violenza, ma non è nemmeno anticipatore illuminato di teorie o dottrine contemporanee. Esiste però un pensiero politico medievale, istruito e dotto, originale e indissolubilmente legato alla sua epoca, che va oltre la strumentalizzazione dei moderni, impegnati ora ad attribuirgli la radice dei mali, delle manchevolezze e dei fallimenti di ogni epoca, quasi fosse una specie di bad company della storia europea, ora invece a scorgervi il momento della nascita dell’Europa e degli Stati nazione.

Navata della catedrale di Notre-Dame di Strasburgo, XII-XV sec.
Idee che credevamo di capire.
Il Medioevo non è niente di tutto questo, spiega un nuovo e delizioso saggio di Gianluca Briguglia che fa da mappatura, e storia intellettuale, de Il pensiero politico medievale (Einaudi, pp. 235, €21). Briguglia, 48 anni, è direttore del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Strasburgo, dove insegna Storia Medievale. E proprio da Strasburgo, dalla sua splendida cattedrale gotica di 142 metri, Briguglia parte per raccontare la storia del pensiero politico dell’Europa occidentale tra il XII e il XV secolo: la cattedrale di Strasburgo è contemporanea, scrive Briguglia, perché è parte vitale della città odierna, oltre che per tutta la storia che vi si è sedimentata arrivando fino a noi, ma allo stesso tempo non sappiamo nulla dell’epoca in cui è stata costruita, delle ragioni per cui è così alta e di molto altro, perché in fondo il mondo storico che ha prodotto la Cattedrale non esiste più e per questo, continua Briguglia, si può dire che la cattedrale di Strasburgo semplicemente non esiste, così come non esistono le idee e le teorie medievali che crediamo di capire e di apprezzare, ma che in realtà non conosciamo, anche se a volte abbiamo l’impressione che siano contemporanee.
La rassegna che fa Briguglia dei pensatori medievali grandi e piccoli, con quei nomi memorabili che vanno da Giovanni di Salisbury a Brunetto Latini, da Tolomeo da Lucca a Giacomo da Viterbo, e poi i più noti Marsilio da Padova, Tommaso d’Aquino, Dante Alighieri, Guglielmo di Ockham, è una formidabile sceneggiatura di idee e di pensiero sulle città, sul ruolo di Dio, sul discorso pubblico, sulla nascita di una cultura politica. Lo scopo del saggio non è quello di mostrare la grandezza di questi autori sulla base delle loro capacità di precorrere i tempi e le idee, al contrario è quello di invitare i lettori a limitarsi a cogliere la specificità e l’originalità del loro pensiero e nel rispetto del contesto storico.

I re Davide e Salomone – Vetrata dalla cattedrale di Notre-Dame a Strasburgo (XII sec.)
Il potere della parola pubblica.
Eppure, ci scuserà Briguglia, è difficile non pensare ai demagoghi dei giorni nostri leggendo di Boncompagno da Siena che reputa «sregolata e plebea», da «illetterati senza istruzione e ragionevolezza», l’ostentazione oratoria del concionatores che arringano le folle in sella a un cavallo «che è quasi fatto fremere ad arte come segno di energia, che impugnano la spada con volto feroce e la fanno roteare, che ricordano le vittorie degli antichi e le offese ricevute dai nemici, fino a quando il popolo non urlerà, alla domanda se si vuole scatenare la guerra “Fiat, fiat”, ovvero “Sia fatto, sia fatto”». Altrettanto improbabile non fantasticare sull’urgenza di un manuale d’uso per i social ispirato al Liber de doctrina dicendi et tacendi di Albertano da Brescia il quale, nel 1245, agli albori dello spazio politico creato dalla parola dei cittadini, invitava a stare molto attenti a quella nuova forma di comunicazione: «Ricerca chi sei tu che parli, che cosa dici, a chi lo dici, perché, come e quando parli», ovvero un magistrale manifesto, per usare le parole di Briguglia, «sul potere della parola pubblica, sui suoi pericoli, sulle sue opportunità, sulle sue regole e sul valore del tacere».
da “La Stampa”, 27/11/2018.
Per saperne di più:
Gianluca Briguglia, Il pensiero politico medievale , Torino, Einaudi, 2018;
Albertano da Brescia, Liber de doctrina dicendi et tacendi. La parola del cittadino nell’Italia del Duecento, a cura di Paola Navone, Firenze, SISMEL, 1998.
Salve Madame Mercuriade, sempre un piacere entrare nel suo blog, credo sia unico del genere in campania… sul Medievo siamo ancora vittima dei pregiudizi illuministi e poi liberali, sulla politica medievale basterebbe citare i comuni , e le varie scuole di pensiero sulla politica, i servi della gleba vanno concepiti in un periodo di guerra,e instabilità ,dove a volte erano loro che non volevano essere liberati, (e comunque non erano schiavi) per avere protezione…