Passeggiata nella Storia: Salerno dai Normanni agli Aragonesi

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Porta Nova, uno degli ingressi nella Salerno medievale.

Una cosa da dire subito sulla Salerno medievale, è che non è una città che nasce da un’idea chiara, fin da quando, nella seconda metà dell’VIII secolo, Arechi II ne fa la sua capitale: cresce semplicemente su se stessa, conservando i punti di riferimento stratificatisi nei secoli.
Un Salernitano di oggi, ad esempio, sarebbe sorpreso di sapere che, nel Medioevo, l’ingresso alla città, quello che oggi è il centro storico, non è “dall’ingresso principale”, da Via dei Mercanti,  quella strada dritta che verrà aperta solo con la grande trasformazione urbanistica del Settecento: è di lato, in corrispondenza dell’attuale Via Masuccio Salernitano, nei pressi dell’antico cimitero romano. Una città senza piazze, fatta di vie strette e anguste, ai cui lati si affollano edifici costruiti quasi su se stessi con nuove forme, sfruttando ogni millimetro di spazio disponibile; persino il passaggio di Via Duomo tra la cattedrale e l’Arcivescovado nel Medioevo era chiuso, e anch’esso fu aperto al transito solo nel Settecento.

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Arco con tarsie – Palazzo pinto, Salerno, XII sec. – Per cortesia di Antonio Braca.

Questo non vuol dire però che si costruisse senza attenzione all’estetica, tutt’altro: basta entrare nell’atrio della Cattedrale di Salerno, risalente al 1110, e guardare le tarsie policrome in tufo grigio e travertino per rendersene conto. Sono motivi decorativi legati al Mediterraneo, con richiami all’Oriente bizantino e arabo, che si ritrovano da Ravello a Sorrento, fino alla Sicilia. In molti edifici salernitani troviamo tracce di questi motivi decorativi: sul palazzo arcivescovile, sulle facciate di dimore aristocratiche come Palazzo Pinto e Palazzo Fruscione, in una loggia che fa capolino dalla chiesa di Santa Maria di Portanova, oltre che da quelli che sono identificati come i resti di Castel Terracena, il palazzo normanno di Salerno.
Città affacciata sul mare, Salerno ha anche nel mare il suo punto debole, al punto che quando Roberto il Guiscardo attacca Salerno nel 1076, vi entra proprio dalla parte orientale, quella sul mare. Salerno ha più di un porto, come lascia intendere una miniatura dal Liber ad Honorem Augusti di Pietro da Eboli che, nel rappresentare la partenza dell’imperatrice Costanza di Sicilia, prigioniera di suo nipote Tancredi, alla volta di Palermo, lascia intendere la presenza di un approdo fin sotto Castel Terracena. E il motivo è evidente: dipendeva da dove spirava il vento da sfruttare a seconda della direzione che doveva prendere la nave.
Nella stessa miniatura si nota un motivo decorativo molto particolare che decora il palazzo, di origine araba, detto “ad archi intrecciati”; motivo che ritroviamo quasi identico in quello che, tra il XII e il XIII secolo, era l’ultimo piano di Palazzo Fruscione, e a quello del numero civico 21 in Vicolo Adelperga.

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Protomi umane – S. Maria della Pietà – Salerno, Età federiciana (XII-XIII sec.) – Per cortesia di Antonio Braca

Queste tracce inoltre indicano però un’attività edilizia molto intensa anche dopo quello che noi consideriamo il “periodo d’oro” dell’espansione edilizia normanna, quello a cavallo tra l’XI e il XII secolo; d’altronde il volto di una città in quell’epoca spesso si cambia senza demolire del tutto un edificio ma ricostruendolo con una nuova pianta e risparmiando parti di essi che venivano inglobate. E così troviamo persino tracce di mensole con protomi umane datate tra il XII e il XIII secolo, che rispecchiano in pieno la cultura artistica dell’età di Federico II, altrettanto viva a Salerno che in altre città del Regno di Sicilia come Napoli e Palermo.

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Fila di stemmi dipinti. Palazzo de Vicariis – Salerno, XV-XVI sec. – Per cortesia di Antonio Braca.

I palazzi dei nobili sorgono invece di solito lontano dal mare, nella zona più difesa, come ai lati della ripa maior, oggi identificata con l’attuale via Torquato Tasso; palazzi concepiti, soprattutto in età angioina, come case-torri, con una configurazione a quadrilatero che si riunisce intorno ad una corte centrale. Piccole fortezze, in linea con il carattere litigioso dei suoi abitanti, e infatti è proprio in età angioina, tra il 1334 e il 1338, che scoppia una delle faide più sanguinose nella storia di Salerno, quella tra le potenti famiglie dei d’Aiello e dei Santomango. Possiamo vederne un esempio in quello che oggi è conosciuto come Palazzo de Vicariis, in Vicolo Seminario Diocesano, nei pressi di una delle porte minori del Duomo. Recentemente, tra l’altro, sulla facciata è stata trovata una fila di stemmi dipinti appartenenti a famiglie nobili salernitane, tra cui spicca, riconoscibilissimo, lo stemma dei de Ruggiero (in gergo araldico, “d’azzurro a sei croci d’oro col capo di rosso carico di un lambello a tre pendenti d’oro”): famiglia patrizia di origine normanna, ascritta al sedile di Porta Rotese, nota per aver ceduto alcune delle sue proprietà a Roberto il Guiscardo per l’edificazione del Duomo, cui secondo la tradizione apparterrebbe la celebre medica Trotta detta Trotula (XI secolo), e cui appartiene Matteo de Ruggiero, prima giustiziere di Sicilia e poi di Calabria sotto Carlo I d’Angiò e successivamente vice-ammiraglio della flotta siciliana. Quello stemma ha fatto pensare ad alcuni che Palazzo de Vicariis fosse in realtà l’antico palazzo della famiglia de Ruggiero.

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Arco catalano, Via Torquato Tasso, Salerno – Seconda metà XV sec.

L’età aragonese vede il trionfo dell’arco cosiddetto “catalano”, che segna l’ingresso monumentale dei grandi palazzi nobiliari salernitani. E non si tratta solo di quello di Palazzo Pinto: archi simili si trovano quasi identici in Via Masuccio Salernitano e in Via Tasso.
Dopo l’ultimo sprazzo dell’età aragonese, Salerno si chiude nel provincialismo di una cittadina non più all’altezza del suo passato, e in cui si contano più chiese e monasteri che palazzi; è ormai Napoli la città che conta, è a Napoli che vivono ora tutti o quasi i nobili salernitani. Una Salerno ormai barocca, ma sotto la scorza, sempre “medievale”.

Per saperne di più:
Paolo Peduto, Maria Perone, Storia illustrata di Salerno, Pisa, Pacini Editore, 2007;
Amalia Galdi, In orbem diffusior, famosior…: Salerno in età angioina (secc. XIII-XV). Manuale, Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale, Napoli, 2018;
Arcangelo Amarotta, Salerno romana e medievale: dinamica di un insediamento, Salerno, Pietro Laveglia, 1989.

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Buongiorno a tutti! Sono una paleografa con la vocazione per la scrittura e il pallino del Medioevo e delle sue storie. Amo la lettura, la buona musica, la poesia, la filosofia, l'arte, il cinema: in breve, qualunque espressione del buono, del bello e del vero. Nel 2011 ho vinto l'VIII edizione del premio letterario "Il racconto nel cassetto" con il racconto "Il Tamburo delle Sirene", pubblicato dalla Centoautori in "Il Tamburo delle Sirene e altri racconti" (2012). Ho collaborato con il sito di Radio CRC e con il giornale on-line "Citizen Salerno" e ora collaboro con la rivista on-line "Rievocare". Faccio parte del gruppo di living history "Gens Langobardorum" e come rievocatrice indipendente promuovo la Scuola Medica Salernitana, gloria della mia città. Nel 2020 ho pubblicato con la Robin "Mulieres Salernitanae. Storie di donne e di cura".
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