Non c’è o quasi città o paese in tutto lo Stivale che non conti almeno una pieve di campagna abbandonata, una cascina in disuso, o addirittura un borgo intero disabitato; a volte tra essi si nascondono veri e propri gioiellini dimenticati, lasciati all’oltraggio del tempo e che invece, se valorizzate per bene, potrebbero costituire non solo testimonianze della storia e della bellezza, ma anche (perché no?) risorse per l’economia del territorio.
Di questo è fermamente convinto l’architetto napoletano Andrea Damiati, co-fondatore del progetto INSTAURA, progetto nato a Napoli, ma che, grazie al web, si è esteso in tutto il territorio nazionale.
«Il progetto è nato inizialmente un anno fa, con l’apertura del portale internet INSTAURA, da un team di architetti, ingegneri e storici dell’arte di Napoli e provincia,» ci spiega Andrea Damiati, «proprio con lo scopo di informare e informarci sulle meraviglie architettoniche italiane sconosciute o trascurate. Dopo appena sei mesi, però, abbiamo già cominciato a ricevere segnalazioni da ogni angolo d’Italia, da parte degli addetti ai lavori, ma anche di gente comune, e abbiamo capito che avevamo, come si dice “sfondato una porta aperta”, cioè che una sensibilità per la tematica del recupero (anche per le architetture cosiddette “minori”) c’era già, in tutta Italia, e attendeva solo una via per concretizzarsi. Noi aspiriamo a diventare proprio questo.»
Sorge, però, una domanda: un progetto come quello di INSTAURA come può concretizzarsi in qualcosa che vada al di là del virtuale, e che possa far scattare un vero lavoro di recupero di questi gioielli lasciati nell’oblio?
«È un’operazione che deve procedere per gradi,» è la risposta dell’arch. Damiati. «Il primo passo è individuare e prendere coscienza di quanti di questi “tasselli neri” del nostro patrimonio artistico e architettonico ci sono in Italia e del loro valore non solo storico, ma anche culturale e sociale. E questo lo facciamo sia attraverso il nostro portale web, sia attraverso iniziative in loco. Ad esempio, l’anno scorso abbiamo inaugurato due progetti: INSTAURA-LAB, un workshop dedicato alla tematica del recupero, rivolto il primo luogo a studenti e docenti della facoltà di architettura dell’Università di Napoli, che l’anno scorso ha avuto come oggetto il Real Albergo dei Poveri, edificio mastodontico e dimenticato; il secondo progetto, INSTAURA-TOUR, prevede una serie di itinerari a tema in siti individuati dal nostro osservatorio, come quello al Tempio Duomo di Pozzuoli del 31 gennaio scorso, o quello previsto per il 7 marzo prossimo alla chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Napoli, che non sono semplici “visite guidate”, ma veri e propri seminari-workshop itineranti, con lezioni di recupero e valorizzazione fatte in loco da architetti esperti nel settore.»
La seconda tappa è quella decisamente più critica: trovare i soldi per trasformare l’idea in realtà, coinvolgendo l’ente pubblico proprietario del bene, cooperative di privati, o attraverso il “crowfunding” (micro-finanziamento dal basso). Obiettivo che, in questi tempi di crisi, non è esattamente a portata di mano. Andrea Damiati sostiene, però, che ci sarebbe comunque un modo per iniziare, attirando l’attenzione di pubblici e privati:
«Il problema è che, quasi sempre, si tratta di strutture fatiscenti, dunque inadatte ad un utilizzo pratico. Dunque si potrebbe partire da una semplice messa in sicurezza dell’edificio in questione, anche senza restaurarlo interamente, in modo da permettere ad associazioni e gruppi di giovani, o anche a delle “startup” (imprese allo stato embrionale) di cominciare a farne già il motore trascinante di iniziative economiche o culturali: ad esempio, un’antica cascina abbandonata si presta per realizzare una fattoria didattica. In tal caso, noi di INSTAURA ci assumiamo il compito di supportare le associazioni che già sono impegnate in attività del genere, facendo loro da cassa di risonanza.»
Tutto questo è particolarmente vero per la Campania, dove la situazione, da questo punto di vista, è in linea di massima disastrosa. Chiediamo un parere in merito all’arch. Damiati.
«La provincia peggio ridotta è senz’altro quella di Napoli, dove, ad una mancanza di coscienza generale verso il patrimonio culturale si sommano gravissimi problemi di natura urbanistica: bisogna fare, però, i dovuti distinguo, perché, soprattutto nell’area vesuviana, abbiamo trovato associazioni culturali di giovani stanchi di questa situazione che cercano di rimboccarsi le maniche per far conoscere gli aspetti migliori del loro territorio. La situazione migliora decisamente nel Casertano, in condizioni tutt’altro che invidiabili, dove però vi sono dei segnali. In cima alla classifica metterei senz’altro la provincia di Salerno (costiere Amalfitana e Cilentana compresa) e il Sannio, nelle quali i beni artistici e architettonici sono tutto sommato fruibili, anche se non mancano i buchi neri. Insomma, in Campania la tematica del recupero deve ancora svilupparsi, ma qualcosa si sta già muovendo.
Articolo pubblicato su “Saperi in Campania” – Progetto Instaura
Per saperne di più:
Portale internet di INSTAURA