di Franco Cardini

Reliquiario dei Santi Magi – Oro, argento e pietre preziose, 1190-1220 – Colonia, Cattedrale dei Santi Pietro e Maria.
Qualcuno si è stupito del fatto che il papa abbia attribuito, con il suo viaggio di quest’estate a Colonia, tanta importanza a “una leggenda”: è presumibile che chi si è posto questa domanda alludesse alle reliquie custodite nel duomo di Colonia e alla loro origine, appunto “leggendaria” in quanto legata a una translatio forse del IV, forse del VI secolo, da Milano a Costantinopoli. In effetti, tutta la leggenda conosciuta come relativa al vescovo di Milano Eustorgio (ma di vescovi con tale nome ve ne furono due) e alle reliquie dei “tre re” ch’egli avrebbe recato dalla capitale dell’impero d’Oriente è, storicamente parlando, molto incerta. Ma storica è invece, eccome, la translazione delle reliquie voluta dall’imperatore Federico I o comunque da lui consentita; e attuata nel 1164 dall’arcicancelliere imperiale e arcivescovo di Colonia, Rinaldo di Dassel.

Il ritorno dei Magi – miniatura dai Vangeli di T’oros Roslin, Armenia, 1262 – Baltimora, Walters Art Museum.
Quanto al racconto evangelico in sé e per sé, per quanto riletto con la nostra sensibilità – e dopo lunghi secoli nei quali l’arte, la letteratura, il folklore si sono esercitati su questi temi – esso possa parlarci un linguaggio fiabesco, va da sé che il trattarlo da “leggenda” sarebbe – filologicamente ancor prima che religiosamente – improponibile.
Ciò detto, bisogna d’altro canto aggiungere che i magi sono uno degli argomenti più trattati anche dalla lunga serie dai vangeli detti “apocrifi” (un aggettivo che, giova ricordarlo, significa “nascosto”, vale a dire non divulgabile, riservato solo agli iniziati: non ha però il valore di ‘falso’); e che alcuni di essi sono d’origine nestoriana. La Chiesa nestoriana, che pretende di aver avuto origine dalla predicazione dell’ apostolo Tommaso a est dell’Eufrate, è oggi presente in Iraq e in Iran, ma anche in India e perfino in Cina: e attribuisce, al pari di quella monofisita detta “copta” (egiziana ed etiopica), grande importanza alla figura dei magi. Che i magi del vangelo di Matteo siano identificabili con sacerdoti mazdei provenienti dalla Persia è una tesi non certo del tutto comprovata, però molto forte; e la tradizione monofisita copta ha forse avuto origine a Gerusalemme fin dai primi secoli del cristianesimo ed è concorrenziale rispetto a quella nestoriana, che avendo in Persia la sua terra d’elezione considera i magi un po’ come una “gloria” nazionale. Verso la fine del XIII secolo il veneziano Marco Polo, prigioniero di guerra a Genova, dettava a un suo compagno di prigionia, il romanziere pisano Rusticiano o Rustichello - autore di buoni testi cavallereschi – le sue memorie di viaggio alla volta dell’Asia del Gran Khan. Nonostante i volgari veneziano e pisano fossero all’epoca già abbastanza consolidati, i due, probabilmente di comune accordo, decisero di redigere in francosettentrionale (la grande lingua di comunicazione internazionale nell’Europa latina del tempo) quel testo che siamo abituati a conoscere in Italia come Il Milione.
Ebbene, in esso si narra come nella città persiana di Sawa, nell’area centro meridionale di quello sterminato paese, fossero all’ epoca custoditi i corpi dei re magi: la gente del posto ne sapeva poco, o comunque non ne voleva parlare, il che stupisce perché doveva trattarsi di cristiani nestoriani o di musulmani, tutti familiari con la leggenda dei magi. Ma la cosa più stupefacente è che Marco Polo narra al riguardo una leggenda che richiama appunto alcuni testi evangelici apocrifi, nei quali figura una pietra donata dal Bambino ai magi, che a causa della sua pesantezza se ne sarebbero disfatti gettandola in un pozzo dal quale sarebbe scaturito un gran fuoco.
Il grande viaggiatore, al riguardo, accenna al legame tra la leggenda dei magi e un insediamento sito presso la loro sepoltura e noto nella regione come “il Castello degli Adoratori del Fuoco”. Che egli abbia veduto, durante la traversata della Persia, pozzi di petrolio ardere a fior di terra, non c’è dubbio: ma questo rapporto tra la pietra e il fuoco ha fatto pensare ch’egli si sia imbattuto in qualche modo in residui di credenze mazdee o in colonie di mazdei. Resta un mistero il fatto che Marco Polo, imbattutosi nei suoi magi persiani, non abbia neppure ricordato che le reliquie dei tre re riposavano a Colonia: eppure non poteva ignorarlo. Una dimenticanza “polemica”? Il frutto dell’abitudine degli uomini del medioevo a conoscere varie sepolture del medesimo santo, magari in concorrenza fra loro?
Non lo sappiamo: certo è che la ricchezza di varianti, a proposito del racconto dei magi, è comunque straordinaria, tale da farci chiedere se esso non potrebbe essere studiato proprio nel contesto di quella ricostituzione del tessuto identitario delle tradizioni europee del quale si avverte un diffuso bisogno. Pare che Umberto Sereni, il dinamico sindaco di Barga in Garfagnana, terra “da sempre” originaria di abili figurinai del Presepio, stia per varare un Centro Internazionale di studio dedicato ai Magi e una mostra-mercato annuale nel quale si dovrebbero ammirare (e acquistare) le infinite versioni dei tre santi re e del loro corteggio. Il periodo scelto per l’iniziativa sarebbe appunto l’avvento, quello stesso in cui in tutta la Mitteleuropa si celebra il settimanale Christkindlmarkt, il «Mercato di Gesù Bambino». Sarebbe un bel modo per rivivificare la tradizione, reinventandola. Auguri.
da “Avvenire”, 06/01/2006
Interessante. Forse potresti dare un’occhiata al mio articolo sulle reliquie dei re magi:
http://nicolettadematthaeis.wordpress.com/2013/02/01/perche-i-re-magi-sono-a-colonia/
Saluti
Molto intrigante e scorrevole, complimenti!
Un solo piccolissimo appunto. Benedetto XVI ha soltanto citato il libro etiopico di Enoch, il primo che dà nomi e provenienza dei Magi, qui indicati per la prima volta anche come Re: Melchiar, re di Nubia e d’Arabia; Balthasar, re di Godolia e di Saba; Jaspar, re di Tharsis e di Egriseuls (dove Tharsis è una città dell’India); non lo ha però avallato, ha solo fatto la storia di una tradizione. Ma non possediamo elementi per dire se questa tradizione fosse vera o no.
Cfr. anche Giovanni di Hildesheim, “Storia dei Re Magi”, a cura di Massimo Oldoni, Ciolfi, 2009.
Grazie per la precisazione. Sai per caso dov’è Egriseuls?
Piccola precisazione: queste due città sono due luoghi così come li intendevano gli autori del Libro di Enoch. E’ probabile che con “Egriseuls” o “Egriseula” s’intendesse l’isola di Ceylon (Sri Lanka), l’ “isola dove cresce la mirra”.
Segnalo che nella nostra Parrocchiale di San Bartolomeo in Brugherio,custodiamo le reliquie dei Re Magi donate da Sant’Ambrogio alla sorella Marcellina,che qui risiedeva.
Abbiamo appena finito di celebrare i 400 anni della traslazione dalla chiesetta di Sant’Ambrogio proprio alla Parrocchia.
Tra le tante iniziative,mostre,concerti organo,rievocazione storica,pubblicazioni,incontri con Franco, Cardini,Timothy Verdon,Philippe Daverio…
Allego link da cui ricavare info:
http://www.epifaniadelsignore.it/
http://www.noibrugherio.it/wp/