Quanti volti può avere il dubbio?
A volte terribili, mostruosi. A volte incredibilmente seducenti: come il corpo nudo di Beatrice Sciancati, bellissima prostituta d’alto bordo, trovato senza vita in un lago di sangue, innanzi al palazzo arcivescovile di Pisa.
È questo, forse, il filo conduttore segreto di questo sorprendente thriller medievale, avvincente e storicamente molto solido, il cui autore è molto spesso confuso con il ben più noto creatore del commissario Montalbano, siciliano come lui:
L’Inquisitore, di Rino Cammilleri, San Paolo, 1998.
È noto principalmente come giornalista e saggista, o meglio, come lui stesso ama definirsi, “apologeta”, anche se, personalmente, in questa veste lo trovo un po’ troppo aggressivo e incline alla polemica per i miei gusti. Come romanziere, però, come il suo quasi-omonimo Andrea Camilleri, sembra avere una propensione per il giallo: anzi, per il noir, come il remake Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo, e Immortale Odium, con cui Cammilleri va a scavare nelle ombre dell’Unità d’Italia e negli intrighi internazionali dell’Ottocento.
E proprio nel fango degli intrighi dovrà rovistare il detective che dà il titolo al romanzo, l’inquisitore Corrado di Tours, domenicano scomodato dal vescovo per venire a capo della morte della bellissima cortigiana: gli intrighi di una Pisa in cui non suonano le campane perché colpita dall’interdetto papale, in cui Guelfi e Ghibellini si combattono senza esclusione di colpi, e in cui alcuni personaggi molto potenti, legati o meno all’eresia catara, fanno di tutto per sfruttare il caos a loro vantaggio. Accompagnato dal Watson della situazione, il confratello Gaddo Casalberti, padre Corrado si accorgerà ben presto che in troppi tentano di pilotare la sua indagine, tentando di dare all’acqua della verità la forma che più conviene al proprio interesse personale o quello della propria fazione politica o religiosa. Occasione per il lettore di addentrarsi nella Pisa del 1247, una Pisa popolata dalla luce del Campo dei Miracoli e della sua cattedrale, ma anche dalle tenebre di vicoli stretti e passaggi segreti.
Ma, a fronte degli ostacoli posti dall’esterno, padre Corrado ne dovrà affrontare uno interno: il bellissimo corpo di Beatrice, ovvero il dubbio, che arriva a tormentarlo giorno e notte, fin sopra l’altare, mettendo pesantemente in crisi tutte le sue certezze. È qualcosa che, a detta di molti consacrati (sacerdoti o no), è quasi una tappa obbligata: quel momento in cui arrivi a domandarti “ma chi me l’ha fatto fare?”. Per risolvere la sua crisi, padre Corrado non dovrà fuggirne, far finta che non esista, ma al contrario, attraversarla tutta intera, confrontandosi anche con le sue estreme conseguenze. E risolvere non solo la sua crisi, ma anche la sua indagine.
Grazie per questa recensione, mi hai incuriosito molto! Penso che lo leggerò.