Vi presento Antelami

di Angelo Dragone

In una rassegna a Parma la singolare figura dell’architetto scultore. Il mondo gotico e le ricerche di Arturo Carlo Quintavalle.

Benedetto Antelami - Deposizione dalla Croce, dal Duomo di Parma - 1178.

Benedetto Antelami – Deposizione dalla Croce, dal Duomo di Parma – 1178.

Con un centinaio di pezzi, davvero straordinari, tra medioevali sculture di fascinosa bellezza e certi elementi di plastica ornamentazione architettonica – riscoperti, a volte, come di recente, dopo secoli di incredibile occultamento – Parma inaugura oggi, nel Salone delle Scuderie, in Pilotta (dove rimarrà aperta fino al 30 settembre), una mostra di Benedetto Antelami (c. 1150-1215?): scultore e architetto alquanto misterioso, ma al centro di problemi fondamentali per la storia dell’arte, tra Nord Italia e Ile-de-France.

Benedetto Antelami, la leggenda dei santi  Barlaam e Josafat - lunetta del portale sud del Battistero di Parma - 1196 ca.

Benedetto Antelami, la leggenda dei santi Barlaam e Josafat – lunetta del portale sud del Battistero di Parma – 1196 ca.

Se l’«Antelami dictus», che compare nell’epigrafe della famosa «Deposizione» firmata e datata 1178 a compimento di un pulpito di cui per la prima volta la mostra rivela l’insieme -non riferisce un cognome (che all’epoca non s’usava), ma l’appellativo col quale s’indicavano generalmente i maestri lapicidi provenienti dalla lombarda Val d’Intelvi, che ne era un po’ il vivaio – ben più complesse appaiono le questioni relative alle vicende che la sua figura sottende, incominciando dal dibattito «sulla lingua e sulla invenzione gotica in Europa.»
L’argomento, così com’era stato impostato da Wöge e ripreso ancor cinquant’anni dopo, anche in Italia dal Francovich, fin dal 1969 poteva già apparire fuorviante al giovane Arturo Carlo Quintavalle cui si deve la realizzazione della mostra che, messa a punto dal Centro Studi Medioevali, con gli interventi di Arturo Calzona, Giuseppa Z. Zanichelli e Caterina Rapetti, ha potuto contare, già per i restauri, sul determinante appoggio della locale Cassa di Risparmio, del Comune e della Fabbriceria della Cattedrale, oltreché delle Soprintendenze ai beni artistici di Parma e architettonico-ambientali di Bologna.

Benedetto Antelami, Angelo, c.1200 - Parma, Museo Diocesano.

Benedetto Antelami, Angelo, c.1200 – Parma, Museo Diocesano.

Bisogna pur ricordare come Quintavalle avesse fatto gli occhi, fin da ragazzo, sui monumenti della natia Parma e della Padania – tra Modena e Castel Donnino (ora Fidenza), Cremona e Ferrara – raggiungendo Genova e Vercelli, ma non meno sulle esaltanti membrature di Chartres indagate fin da allora quando, accanto al padre, medioevalista, le aveva già interrogate attraverso l’obiettivo fotografico. Da una ventina d’anni aveva quindi potuto convincersi che «mentre Wiligelmo e Lanfranco e Nicolò e tutti gli altri scolpivano e architettavano pensando di evocare il mondo dell’età paleocristiana, Antelami, come del resto i Campionesi, sanno che gli edifici e le sculture, vecchie spesso solo di mezzo secolo, non servono più alle esigenze della Chiesa, e, per questo, vanno ripensati e modificati», senza ricostruirli ex novo, ma con interventi a volte radicali.

Benedetto Antelami - Profeti - Parma, Museo Diocesano.

Benedetto Antelami – Profeti – Parma, Museo Diocesano.

Chiarisce, anzi, Quintavalle, fin dall’inizio dell’amplissimo e articolato saggio del catalogo (Electa), come i Campionesi, inventata una chiesa «gotica», «che rimodella la precedente», la coprono generalmente «con volte costolonate e la illustrano con un apparato decorativo… così che ovunque esplode la grandiosa fioritura dei capitelli; puntano sempre, i Campionesi, sul rosso e bianco di Verona, le brecce simbolo del martirio e della purezza».
Era quella la meditata risposta dell’arte all’eresia catara, contro la quale la Chiesa di Innocenzo III aveva scatenato una crudele guerra di religione, bandita dal legato del papa, Arnaldo Amalrico, al grido di «Uccideteli tutto: Dio riconoscerà i suoi», non senza travolgere insieme un’intera civiltà medioevale.

Benedetto Antelami - Re Salomone e la Regina di Saba - Parma, Museo Diocesano.

Benedetto Antelami – Re Salomone e la Regina di Saba – Parma, Museo Diocesano.

Contro l’ideologia dei catari che, col Concilio eretico del 1167, s’era propagata tra la Lombardia e Spoleto, dove contava già dodici loro diocesi in cui si negava la divinità di Cristo e la Croce era intesa come segno della sconfitta di Dio da parte del demonio, l’Antelami e i Campionesi opposero un loro ricupero di un’antichità augustea; proprio per esaltare il cristianesimo degli inizi, dando centralità alle figure del Cristo e della Croce che l’Antelami per primo celebra in tal senso a Parma con la «Deposizione», mentre sorgono le nuove cattedrali a Modena (1099-1106), a Cremona (1107-1114), a Piacenza (completata nel 1122), e così San Zeno a Verona (in due fasi, nel 1123 e 1138), e l’anno seguente il Duomo, venuto dopo quello di Ferrara (1135).

Benedetto Antelami - Mese di Settembre, dal Battistero del Duomo di Parma - Parma, Museo Diocesano.

Benedetto Antelami – Mese di Settembre, dal Battistero del Duomo di Parma – Parma, Museo Diocesano.

Ma bisogna ancor dire della qualità delle sculture dell’Antelami e d’altri, cominciando dal «sodale» che sa più di robusta prosa. Ed è un insieme tutto da godere: dal rilievo col «San Martino» in marmo rosso Verona, ch’era nella preantelamica chiesa di Nicholaus, finito come altri a far, per secoli, da pavimento alla zona presbiteriale, al profondo, minuto intaglio del drappeggio dell’«Angelo» in marmo che in coppia sta accanto a due dei Profeti, a «Salomone» e alla «Regina di Saba», che, prima dello stupendo insieme dei Mesi (ricchi ancor qui di riferimenti con Ferrara ecc.) son da scoprire e da godere in ogni particolare dell’espressivo modellato, per ritornare poi a meditare ragioni di un’arte ch’era fatta anche di sapienza popolare, riuscendo ad essere realistica e classica insieme.

da “La Stampa”, 31/03/1990.

Per saperne di più:
Benedetto Antelami. Catalogo, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Napoli, Electa 1990;
Arturo Carlo Quintavalle, Benedetto Antelami, in “Enciclopedia dell’Arte Medievale”, Treccani, 1991;
Benedetto Antelami e il Battistero di Parma, a cura di Chiara Frugoni, Torino, Einaudi, 1995.

Informazioni su Mercuriade

Buongiorno a tutti! Sono una paleografa con la vocazione per la scrittura e il pallino del Medioevo e delle sue storie. Amo la lettura, la buona musica, la poesia, la filosofia, l'arte, il cinema: in breve, qualunque espressione del buono, del bello e del vero. Nel 2011 ho vinto l'VIII edizione del premio letterario "Il racconto nel cassetto" con il racconto "Il Tamburo delle Sirene", pubblicato dalla Centoautori in "Il Tamburo delle Sirene e altri racconti" (2012). Ho collaborato con il sito di Radio CRC e con il giornale on-line "Citizen Salerno" e ora collaboro con la rivista on-line "Rievocare". Faccio parte del gruppo di living history "Gens Langobardorum" e come rievocatrice indipendente promuovo la Scuola Medica Salernitana, gloria della mia città. Nel 2020 ho pubblicato con la Robin "Mulieres Salernitanae. Storie di donne e di cura".
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4 risposte a Vi presento Antelami

  1. Madonna Eloisa ha detto:

    Torni ancora a casa mia vedo. Salimbene prima, Antelami ora…mi sa che ti stai innamorando della mia meravigliosa cittadina nella nebbia. 😉
    Dal vivo le opere di Antelami sono ancora più spettacolari, anche perché inserite nel loro contesto si comprendono ancor meglio.

    • mercuriade ha detto:

      Lo faccio per tentarti… chissà se un giorno o l’altro non venga anche tu nella mia meravigliosa terra incantata in mezzo ai limoni, di fronte al mare e con una montagna per cappello.

  2. Dave Welf Masters ha detto:

    Quella frase dell'”Uccideteli tutti” è leggendaria. È presa da Cesario di (non ricordo il nome tedesco: forse Heisterback?). Quello scrittore non visito nemmeno lontanamente i luoghi che descrisse e le sue cronache hanno uno stile agiografico, non parlano di storia come la intendiamo noi. Infatti la vicenda finisce con Dio che riconosce i suoi è li trasporta in cielo, almeno se vogliamo fidarci di questo Cesario. Non possiamo attribuire valore storico ad un testo che storico non è, e poi arbitrariamente accreditare le cose che più ci piacciono, scartarne altre, mutilando storie agiografiche inventate di sana pianta. Ma voi questo sicuramente già lo sapete. Buona giornata!

    • mercuriade ha detto:

      Veramente conoscevo questa versione.
      La frase era presente nell’articolo originale su “La Stampa” e ho preferito lasciarlo così com’era. Anche perché il dibattito sulla questione è ancora aperto. Cfr. Marco Meschini, “L’eretica – storia della crociata contro gli Albigesi”, Laterza 2010.

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