Una figura poco conosciuta: l’amanuense

di Marcello Sartori

Per cortesia di Marcello Sartori.

Marcello Sartori all’opera.

L’amanuense era colui che, prima dell’invenzione e diffusione della stampa, copiava manoscritti a servizio di privati o per la vendita al pubblico. Il termine deriva dal latino servus a manu, ma in Toscana erano chiamati cartolai (da chartula diminutivo di charta) coloro che nelle loro botteghe, nel Medio Evo e in età umanistica, curavano sia la copiatura di manoscritti sia la loro divulgazione e commercializzazione.
Nell’antichità Greci e Romani affidavano questo compito agli schiavi (servi litterati).Gli autori di quel tempo non si preoccupavano della diffusione del libro se non oltre una ristretta cerchia d’amici o discepoli.
Chi voleva possedere un testo, non esistendo il diritto d’autore e questo almeno fino al I secolo a.C., lo faceva copiare dai suoi servi. Già ad Atene esisteva il commercio dei libri e copisti e librari avevano le loro botteghe nell’agorà. Questo stato di cose si svilupperà pienamente in epoca alessandrina. A Roma servi o liberti litterati (o librari) spesso erano greci anche se il principale editore romano fu Tito Pomponio Attico, amico di Cicerone, cui si deve il perfezionarsi dell’editoria romana con particolare attenzione alla cura del testo.

Un momento della manifestazione "Arte in piazza".

Un momento della manifestazione “Arte in piazza”.

Con il Cristianesimo nasce la necessità della diffusione dei Sacri Testi e all’inizio si ricorse a scrittori prevalentemente laici. Successivamente la trascrizione dei Sacri Testi fu considerata un utile esercizio spirituale e dopo le invasioni barbariche tale professione fu esercitata quasi esclusivamente nei monasteri. Quest’attività è attestata in Italia a partire dal V secolo. San Benedetto da Norcia nelle sue regole stabilì l’obbligo, all’interno del convento, dello scriptorium (un locale destinato alla copiatura dei testi), ed all’Ordine Benedettino, per l’intensità, la cura e la competenza con cui sì dedicò all’attività scrittoria, siamo debitori della continuità della tradizione letteraria classica.

Maiuscola onciale - V secolo.

Maiuscola onciale – V secolo.

Fu il romano Cassiodoro che, nello stesso periodo, capì la necessità di dover tramandare anche i testi profani affinché la cultura, le tradizioni delle antiche civiltà non andassero perdute. Un motivo era che , a suo avviso, la mancata conoscenza, se non l’ignoranza, degli scritti classici aveva impedito anche una buona comprensione dei testi teologici. Pertanto a Squillace, in Calabria, fondò un convento, Vivarium, in cui i monaci dovevano trascrivere oltre ai testi che diffondessero la fede Cristiana anche quei documenti che in ogni modo dovevano essere conosciuti e conservati per meglio comprendere i testi del Cristianesimo. Nei monasteri non si copiavano solo testi sacri, ma anche opere di grandi autori latini e greci. Cosi, grazie alla paziente opera degli amanuensi, sono arrivati sino a noi tanti capolavori, che altrimenti sarebbero andati perduti. Grazie al pensiero cristiano, dal V al VIII secolo sono stati copiati tutti i testi conosciuti: da Catullo ai testi di Diritto Romano compresa l’Ars Amantoria di Ovidio. Per questo possiamo dire che i monasteri furono allora dei veri e propri centri di promozione culturale oltre che di fede e spiritualità.

Shemà scritto in gotica primitiva - XII secolo.

Shemà scritto in gotica primitiva – XII secolo.

Fra il VI ed il XII secolo, l’attività di scriba fu esercitata esclusivamente nei conventi, come ad esempio a Montecassino, o nelle scuole ecclesiastiche, ma non mancarono istituzioni scrittorie anche presso le Chiese come quella della Cattedrale di Verona.
Dagli amanuensi erano trascritti più frequentemente testi religiosi (di cui la Bibbia è tra i più riprodotti) in un locale destinato a tale attività, lo scriptorium, dove tra l’altro copiavano ciascuno un manoscritto diverso o scrivevano sotto dettatura del bibliotecario. Il bibliotecario dettava, lo scriptor scriveva, il corrector controllava che non vi fossero errori ed il miniator decorava i codici e li illustrava con miniature (da minium = Minio -colore rosso con cui si coloravano le iniziali dei capitoli). Le pagine dei codici non avevano numerazione ma in fondo a ciascuna di loro era scritta la prima parola della pagina successiva; era questo il sistema dei richiami.
I manoscritti iniziavano con la formula incipit ( incomincia) poi erano indicazioni riguardo al titolo e il nome dell’autore, in generale, e terminavano con explicit (termina)dopo il quale si può trovare, con riferimenti più o meno precisi, la sottoscrizione in cui sono indicati il nome del copista, la data in cui ha finito di scrivere, le persone per cui ha scritto e, talvolta, anche indicazioni di proprietà. Spesso i copisti più antichi chiedono una ricompensa, che poteva essere celeste o terrena, o invocano la benedizione divina su loro e sui lettori. Quasi tutti ringraziano Dio di averli portati alla conclusione dell’opera con un semplice deo gratias, oppure con formule tipo “Facta fine laudemur Virgo Maria” o “Laus tibi Christe quod liber explicit iste“. Gli scribi potevano essere liberi professionisti al servizio di qualche gran signore, di taluni editori oppure occasionali per uso proprio o d’amici.

Gotica transalpina - XIII secolo.

Gotica transalpina – XIII secolo.

L’inchiostro era nero o rosso, ma anche d’oro o d’argento per iniziali e titoli ed anche per interi codici. Fra il XII ed il XIII sec. si moltiplicarono copisti discendenti dagli antichi librarii che scrivevano in bella scrittura ma spesso per scarsa cultura il testo era inesatto e pieno d’errori d’ogni genere. Anche presso le Università risorge un commercio librario cui si dedicavano persone che svolgevano anche altre attività professionali ed anche gli scolari, spesso, per mantenersi agli studi, esercitavano tale mestiere.
I secoli XIV e XV segnano il massimo splendore della miniatura italiana e francese. Il declino della ornamentazione del libro inizia nel secolo XVI, in seguito alla diffusione della stampa a caratteri mobili.

Umanistica corsiva - XV secolo.

Umanistica corsiva – XVI secolo.

Bibliografia generale
A. Langley, La vita nel Medioevo, Novara 1996
L. Moulin, La vita quotidiana dei monaci nel medioevo. Trento 1993
Amanuense.it – Storia e strumenti di scrittura
La rinascita in Italia della cultura e scrittura medievale sulle orme di Benedetto, in “La Stampa”, 28/02/2012.

Immagini per cortesia di Marcello Sartori.

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Buongiorno a tutti! Sono una paleografa con la vocazione per la scrittura e il pallino del Medioevo e delle sue storie. Amo la lettura, la buona musica, la poesia, la filosofia, l'arte, il cinema: in breve, qualunque espressione del buono, del bello e del vero. Nel 2011 ho vinto l'VIII edizione del premio letterario "Il racconto nel cassetto" con il racconto "Il Tamburo delle Sirene", pubblicato dalla Centoautori in "Il Tamburo delle Sirene e altri racconti" (2012). Ho collaborato con il sito di Radio CRC e con il giornale on-line "Citizen Salerno" e ora collaboro con la rivista on-line "Rievocare". Faccio parte del gruppo di living history "Gens Langobardorum" e come rievocatrice indipendente promuovo la Scuola Medica Salernitana, gloria della mia città. Nel 2020 ho pubblicato con la Robin "Mulieres Salernitanae. Storie di donne e di cura".
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